Ssn, per garantire servizio universalistico serve investire sul territorio e su partnership pubblico-privato

Il Servizio Sanitario Nazionale deve continuare a perseguire i tre principi di universalità, uguaglianza ed equità su cui, esattamente 45 anni fa, è stato istituito dal Parlamento italiano con la legge numero 833. È questo il messaggio forte emerso dal terzo appuntamento del ciclo di incontri “Principi Attivi”, fortemente voluto da Boehringer Ingelheim Italia per approfondire alcuni temi fondamentali legati alla sanità. Tanti gli ospiti intervenuti nella discussione dedicata proprio ai 45 anni del Servizio Sanitario Nazionale: Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera dei Deputati, Mariapia Garavaglia, già Ministro della Salute, Anna Lisa Mandorino, Segretario Generale di Cittadinanzattiva, Giulio Siccardi, Direttore UOC “Sistemi informativi, patrimonio gestione della logistica e provveditorato, portale della trasparenza” di Agenas, Giuseppe Quintavalle, Commissario Asl Roma 1, Manuela Petino Coordinatrice del Dipartimento Generale Segretariato italiano Giovani Medici, Giuseppe Guaglianone, Vicepresidente dell’Ordine dei Farmacisti di Roma.

Con l’introduzione del Ssn, si applicava di fatto l’articolo 32 della Costituzione italiana che definisce il diritto universale alla salute. Un diritto del quale prima di quel momento beneficiavano, seppur con grandi differenze in termini di coperture e servizi erogati, solo gli iscritti ai diversi enti mutualistici. Il modello italiano di sanità rappresenta, dunque, un esempio di inclusione unico al mondo, che va preservato ma che ancora oggi si trova a combattere con l’equità di accesso per tutta la popolazione.

“In qualità di rappresentante di un’azienda che è ‘principio attivo’ di questo sistema, sono convinta che, in questo momento, la priorità sia quella di tutelare la sanità pubblica cogliendo le opportunità che abbiamo a disposizione, a cominciare dall’utilizzo oculato delle risorse messe a disposizione dal PNRR e dalla definizione di partnership pubblico-privato volte ad integrare le competenze per migliorare il servizio ai cittadini”, ha detto, nel suo saluto introduttivo, Morena Sangiovanni, Presidente di Boehringer Ingelheim Italia.

“I principi fondanti del nostro Servizio Sanitario Nazionale, universalità, eguaglianza ed equità di accesso alla salute non più come bene individuale, ma come valore per la collettività, sono ancora tutti validissimi”, ha aggiunto. Crescono però le sfide; “Abbiamo una popolazione che invecchia sempre di più, un bisogno di salute crescente, risorse, per natura, limitate e la necessità di correre più veloci per stare al passo con le opportunità che ci vengono offerte dalle nuove tecnologie. Lavorare su questo per sviluppare ulteriormente il nostro sistema e renderlo sostenibile richiede l’unione delle forze di tutti gli attori del sistema”, ha concluso Sangiovanni.

L’obiettivo è quello di garantire alle generazioni di oggi un futuro in salute con un Servizio Sanitario Nazionale capillare e al passo con i tempi. Di questo è fermamente convinto Giorgio Mulè, Vicepresidente della Camera dei Deputati. “Troppi medici sono andati via, quasi 200.000 in 20 anni. È il momento di invertire rotta a cominciare con retribuzioni che siano al passo coi tempi”, ha dichiarato. Medicina di prossimità e telemedicina sono la base del Servizio Sanitario Nazionale. “La telemedicina è la chiave con parametri che vengono rilevati in tempo reale con la capacità di intervento”.

Il dato oggettivo però è che la sanità italiana, per troppo tempo, è stata focalizzata sull’ospedale, nonostante i numerosi tentativi di spostare l’attenzione sul territorio. Tutti d’accordo nell’affermare che la medicina di prossimità e la presa in carico sul territorio siano la via da seguire per il futuro del Ssn. Ma come?

Per Anna Lisa Mandorino, che ha commentato anche i 45 anni dalla nascita di Cittadinanzattiva, nonostante molte cose siano cambiate, serve un cambio di passo. Rimane per esempio “la necessità di integrare l’aspetto sociale con l’aspetto sanitario, di pensare ai cittadini in termini di salute fisica e psichica, oppure l’attenzione al territorio perché in tutti questi anni la sanità è rimasta fondamentalmente focalizzata sull’ospedale. C’è bisogno di questo nuovo passo che le associazioni dei cittadini, dei pazienti, devono essere pronti a sostenere e ad accompagnare per la tutela della sanità pubblica”, ha detto Mandorino.

In questo ambito la programmazione è fondamentale. Per Mariapia Garavaglia, troppo tempo è stato perso ma, grazie alla spinta del PNRR c’è la possibilità concreta di una svolta. “Con il PNRR abbiamo valorizzato il territorio. So che ci vorranno anni per completare il fabbisogno dei professionisti rispetto all’utilizzo coerente delle case di comunità e degli ospedali di comunità, ma sono fiduciosa”.

Sicuramente la telemedicina rappresenta un traguardo importante che necessariamente implicherà un cambio di mentalità sia per gli operatori sanitari sia per il cittadino. “Ci dovremo abituare a una medicina personalizzata e basata su evento”, ha precisato Giulio Siccardi. “Questo significa che il medico il professionista potrà intervenire solo all’occorrenza e non con visite periodiche ripetute anche quando non serve; significa anche superare le barriere regionali o territoriali perché un medico potrà chiedere un teleconsulto a un suo collega non solo della propria regione, ma anche ai massimi esperti in Italia. La telemedicina significa, quindi, cambiamento di mentalità che si potrà accompagnare a un beneficio di cure domiciliari”, ha specificato ancora Siccardi.

Sanità di prossimità, emergenza urgenza e medicina generale sono i tre pilastri su cui investire per continuare a garantire il Servizio Sanitario Nazionale. Questa la posizione di Manuela Petino secondo la quale l’attenzione deve essere rivolta verso i medici che lavorano sul territorio “ma soprattutto al domicilio del paziente assumendo più personale che, a partire dalle case di comunità, possa dirigersi all’interno dei quartieri dalle persone più fragili”, ha precisato Petino. In secondo luogo serve “rafforzare la medicina d’emergenza-urgenza anche valorizzando dal punto di vista economico le figure professionali che lavorano in tale ambito e investiamo sui medici di medicina generale e sugli infermieri di famiglia e di comunità integrandoli nella rete dei servizi ma, soprattutto, formandoli adeguatamente sin dal pre laurea e poi nella scuola di specializzazione” de medicina generale che sarebbe auspicabile istituire.

Non ultimo, ovviamente, la figura del farmacista. La farmacia è passata dalla sola erogazione del farmaco all’erogazione di veri e propri servizi. Per Giuseppe Guaglianone, “il segreto per il Servizio Sanitario Nazionale è integrare la farmacia nel sistema delle casa di comunità proprio perché la farmacia sta proprio in quei centri dove l’assistenza sanitaria è carente”, ha detto. Questo perché sono proprio “quelle 7.400 farmacie rurali in paesi sotto sotto i 5.000 abitanti, oppure le 4.200 farmacie addirittura nei paesi sotto i 3.000 abitanti”, che possono fare la differenza nell’assistenza al cittadino che spesso ha difficoltà di accesso ai servizi.

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